Dovrei cancellare il mio inverno, cristalli di ghiaccio sui vetri, neve sui capelli e tra le dita gelate. Potrei fare come il passero che scrolla le ali ed attende senza capire il perche' delle stagioni, dei suoi mattini verdi e di quelli piu' bui. Dovrei cancellare la memoria del cuore, come ad un pianoforte antico, spolverare i suoi tasti ingialliti e stonati simili ai denti di un vecchio barbone che sorride ugualmente, non si cura del freddo ed ha smesso di contare i suoi giorni. Potrei scuotere il gelo dalla mia testa facendola tintinnare come un campanello alla messa domenicale quando tutti si inginocchiano e pregano, mentre pensano al pranzo oppure sognano di andare al mare.
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Giuliana Campisi
- 04/01/2018 05:31:00
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La vita e tutta un susseguirsi di dovrei e potrei, di posso e devo, lancette di un orologio che scandisce il ritmo della nostra vita. Ineluttabili le scelte o, talvolta, il rifiuto di farle, un modo come un altro di ribellarsi alla vita stessa. Grazie Alberto, Giulia ed Arcangelo che avete compreso perfettamente il mio sentire. Un caro saluto
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Alberto Becca
- 03/01/2018 18:51:00
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Dovrei.. ma non posso ; Potrei.. ma non voglio / la vita è una pagina, un libro, un foglio / che ciascuno scrive, abbozza, disegna / Il risultato ? La storia ci insegna / che spesso i lettori (prevenuti e distratti) / ne comprendono solo piccoli tratti / E il significato vero, profondo / rimane oscurato o nascosto nel fondo.
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Giulia Bellucci
- 03/01/2018 10:50:00
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Un testo fluido nonché incisivo. Lo caratterizzano quei condizionali utilizzati: Del verbo potere e del verbo dovere in alternanza. Si sente la necessità di non farsi travolgere da ciò che circonda, dalle cose che non si condividono, come fa il passero che si scrolla le ali e attende o il barbone che ha smesso di contare i giorni e sorride nonostante tutto. Molto significativo quel potrei finale che denota come l’autrice sente di non voler fare (sebbene potrebbe) come le masse che falsamente partecipano alla funzione in Chiesa mentre pensano a tutt’altro. Molto significativo.
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Arcangelo Galante
- 03/01/2018 09:30:00
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Il testo dell’autrice è, chiaramente, introspettivo e riflessivo, nel proporre al lettore quelle intenzioni di un “dovere” dettato dalla mente, che, però, sembrerebbe non riuscire a creare compromessi con le voci dell’anima. A volte, si dovrebbe avere la forza di farsi scivolare addosso le cose quotidiane, il freddo dell’insensibilità umana, l’incapacità di ritrovare il meritato calore, persino nelle stagioni del cuore, che, purtroppo, non sempre combaciano e seguono il ritmo del clima ove si vive. Eppure, la poesia, rappresenta quel lato umanamente comprensibile, e sensibilmente “fragile”, di tutte le persone belle dentro, le quali, si accorgono che qualcosa non procede come dovrebbe. Ogni tipo di emozione va ascoltato, compreso e rispettato, perché fa parte della stessa esistenza della vita. Inoltre, in certe particolari situazioni, tutti gli esseri umani e tutte le materialità, sono fragili, perché soggette al naturale sgretolamento, causato dal trascorrere del tempo. Daltro canto, vi è qualcosa di ancor più friabile in questo mondo, che è lanima pura di chiunque la possegga ed è, quindi, delicata. Una poetica lettura, che mi ha offerto loccasione di interpretare un pensiero importante, proiettando nei stupendi versi, quel mio percepire, che fa parte di ciascuno di noi, come ben evidenziato dall’autrice. Bellissimi i passaggi che raccontano il concetto di un “dovrei”, vissuto da chi non è affatto immune dal provarlo. Malinconico testo, apprezzato nel contenuto. Applausi ed elogi meritati, alle considerazioni scritte!
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